Isole dei Principi(Adalar)-Trasporto, Storia, Migliore Guida

Per visitare le isole dovrete impiegare un giorno intero ma non accrescerete in esse le vostre conoscenze storiche; avrete solo l’occasione di riposare e di svagarvi in modo salutare. Non ci sono musei o monumenti nelle isole… mangerete pesce fritto, sognerete al chiaro di luna, andrete in giro su carretti a cavalli, tipici del folklore locale, o a dorso di asino sotto I’ ombra dei pini in sentieri tranquilli e silenziosi.

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Tuttavia il passato ha lasciato le sue orme su queste isole cosi vicine alla storica Istanbul e che sembrano una collana a più fili di perle. Partendo da Istanbul e osservandole dalla riva asiatica, vi appariranno nell’ordine seguente: Kinali, Burgaz, Kasik, Heybeli, Buyukada e Sedef. Il secondo filo della collana comprende le seguenti isole: Sivriada, Yassiada e Tavşan Adasi In direzione della centrale termica di Tuzla, ancora sulla costa asiatica, di fronte alle isole, potete vedere qua e là due o tre minuscole isolette di secondaria importanza.

Quando studiammo il ruolo avuto nella storia da queste isole, scoprimmo che non erano occupate se non da monasteri, prigioni e da qualche fortilizio insediatisi su questi lembi di terra circondati dal mare. Potremmo figurarcele com’erano un tempo tenendo presente che per secoli questi luoghi tanto pittoreschi conobbero l’incontrastato dominio dei boschi, delle macchie, dei conigli selvatici e degli uccelli, ma qua e là, fra le piacevoli abitazioni di preti ed eremiti, erano sparse capanne di pescatori. I monaci delle isole coltivavano ortaggi e si occupavano di olivicoltura.

Studiando la storia antica, c’è da supporre che i primi esser umani avessero messo piede sulle isole ai tempi di Costantino, il fondatore dell’Impero Romano d’Oriente.

Tuttavia, sull’isola di Burgaz possiamo leggere un’iscrizio­ne funeraria, in latino, dalla quale si apprende che ai tempi one funeraria, in latino, dalla quale si apprende che ai tempi di Costantino, prima cioè che fossero costruiti dei santuari cristiani, in quei luoghi già esistevano numerosi templi pagani.

La storia bizantina ricorda solo la presenza di monasteri sulle isole nel sesto e settimo secolo della nostra era. Ci limiteremo qui a rievocare la storia di Büyük Ada e le avventure che le fecero da sfondo, senza fermarci a considerare le altre isole.

Agli inizi del quatro secolo, Costantino il Grande esiliò nell’Isola Grande l’arcivescovo armeno Nerses con tutto il suo seguito episcopale.

Nellanno 569 Giustiniano II, imperatore di Bisanzio, fece erigere sull’isola Grande (che prima si chiamava Prinkipo) un palazzo e un convento; il primo convento che la storia ricordi.

Si può affermare che l’esilio dell’arcivescovo armeno a Buyuk Ada ebbe importanti conseguenze: da allora le visite di precetto dell’aristocrazia si fecero sempre piu(frequenti e numerose dando il nome di Isole dei Principi a questo arcipela­go raccolto nel Mare di Marmara!

Nel 637, l’imperatore Eraclio, temendo una rivolta da parte di suo figlio Attalariki, lo bandì in una delle isole. Giustiniano mise il patriarca Eutikios sotto sorveglianza sulle isole nel 657, prima di trasferirlo ad Amasya.

Nel 765, durante il movimento iconoclasta, l’imperatore Costantino V Kopronimos vi bandì il patriarca Costantino II, liberandolo poi per volere del popolo.

Ma il personaggio che diede il massimo splendore alle isole fu l’imperatrice Irene di Bisanzio, chiamata(‘Usurpatrice, che regnò fra gli anni 792 e 802. Questa donna avida e ambiziosa fece deporre il figlio nel 797 e lo sostituì ma ii Papa, che allora regnava come un qualsiasi altro sovrano, s’intromise nel dissidio fino a perdere il controllo della situazione. Il potente Carlomagno, allora, ne approfittò e siccome in quel tempo nel mondo non c’era altro monarca sul  trono con il titolo di imperatore, salvo quello di Bisanzio, Si valse della lite fra il Papa e Irene per avocare a sé il titolo.

Come si può immaginare, il regno di Irene non durò molto a lungo e finì nel suo esilio. Dopo che ebbe rivelato dove tene­va nascoste le sue fortune, fu mandata nell’altra parte dei Dardanelli. Fra il 721 e l’842 sulle isole fu mandato in esilio anche un certo numero di preti implicati nel movimento Iconoclasta.

Quella gente che per tutta la storia fu incapace di apprez­zare le bellezze della natura, come si vede, si volgeva sempre più alla conquista del potere, alla guerra, alla ricchezza e alle prede di guerra.

Nel 960 le isole divennero covi dei pirati.

I Bizantini che avevano organizzato una crociata per sgominare i musulmani e si accingevano a perpetrare un massacro generale, non furono risparmiati dai Latini che s’impossessarono anche delle isole. Ma nel 1182, quando i Bizantini sterminarono i Latini, migliaia di questi ultimi si rifugiarono nelle sole. La mancanza d’acqua però li spinse a infierire sui monasteri delle isole e, dopo averli distrutti, a partire in cerca di un nuovo asilo nelle isole del Mar Egeo.

Nel 1204 il famoso veneziano ripulì le isole. Nel 1302 i pirati cretesi s’impossessarono dell’arcipelago e imprigionarono gli abitanti rimasti. I Turchi apparvero nel 1412 sulle isole intorno alle quali combatterono anche una battaglia navale.

Durante l’assedio di Costantinopoli del 1453 de parte dei Turchi, dodici giorni prima della sua caduta, trenta navi da guerra turche (Kadirga) presero possesso di tutte le isole. I saccheggi e le devastazioni indebolirono notevolmente i mo­nasteri, ma dopo la conquista della città da parte di Fatih, i luoghi sacri tornarono a nuova vita e la pace e la serenità regnarono per 513 anni.

Lo sviluppo e il progresso delle isole sono il frutto di una saggia amministrazione turca che ha anche reso perfettamente sicure le comunicazioni fra le isole e fra loro e la metropoli, soprattutto nel corso degli ultimi secoli.

La prima nave a vapore che attraversò le acque del Corno d’Oro fu inglese. Prese servizio per noi nel 1828. Prima di allo­ra, le comunicazioni con le isole erano mantenute da caicchi chiamati «monaci» che prendevano il mare dalla costa di Tophane. Il primo servizio costiero fra Istanbul e le isole fu inaugurato nel 1846. Un libro, apparso nel 1816, riporta che in quel tempo la popolazione delle isole ammontava a 1.200 unità, in parte abitanti di Istanbul e stranieri che soggiorna­vano sulle isole nella stagione estiva.

Nel 1865 la popolazione era già salita a 6.000 unità e nel 1900 raggiungeva i 12.000 abitanti.

Secondo il censimento dell’inverno 1960, gli abitanti ammontavano a 20.000, escluso ovviamente il numero dei villeggianti estivi.

I primi vascelli costieri che collegavano la città e le isole non brillavano affatto per la loro velocità, la loro lentezza era, anzi, proverbiale, al punto da provocare la risposta di un ar­guto «Efendi» turco che amava molto le isole. Allorché gli fu chiesto l’indirizzo, egli rispose: «Mi troverete sempre sul battello», alludendo alla lunghezza del viaggio quotidiano di ritorno e all’eccessiva lentezza dei natanti che incrociavano fra il Ponte di Galata e le isole.

Questi servizi di comunicazioni cominciarono all’inizio del diciannovesimo secolo, sotto il patrocinio di coloro che erano interessati a importare ed esportare merci fra il nostro Paese e l’Europa e che avevano prescelto le isole come località di soggiorno per il riposo estivo.

Le isole che oggi vediamo costituiscono ancora un delizioso paradiso: la «terra rossa» è molto fertile per ogni tipo di piante e di fiori; i terebinti olezzano nell’aria con I’ incomparabile profumo della loro resina; lentischio, pistacchio e altre conifere, i cui rami sono verdi d’inverno come d’estate, effondono i loro accarezzanti profumi che provengono dalla linfa e salgono al cielo; magnolie, lillà, gigli e garofani span­dono i loro profumi; né dovremmo dimenticare i funghi che ricoprono il terreno completando una scena, incantevole alla vista quanto lo è all’odorato.

Un vecchio pescatore o una donna sono soliti venire al battello ogni sera a vendere fiori di gelsomino appuntati in aghi di pino. Potrete così offrire il profumato gelsomino delle isole alla vostra compagna di viaggio. Ciò facendo, penserete all’autore di queste pagine che vi raccomanda di custodire nei vostri pensieri, per l’ultima sera che trascorrerete a Istanbul, il ricordo di questo mazzetto, con i bei fiori bianchi tremolanti sui loro aghi di pino, come i sentimenti che proviamo alla partenza. Porterete così via con voi, nel viaggio di ritorno, il profumato messaggio delle isole e dei loro pini olezzanti e, forse, ne proverete a lungo nostalgia.

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