Museo Archeologico Istanbul-Ingresso,Opere con Tante Foto, Migliore Guida

In turco: Istanbul Arkeoloji Müzesi

I reperti archeologici in Turchia vennero riuniti per la prima volta e custoditi all’interno di quella che fu la Chiesa di Sant’ Irene, situata dietro Santa Sofia. Il Museo fu fondato ed eretto in uno dei giardini esterni del Palazzo Topkapi grazie all’iniziative del Osman Hamdi Bey, uno dei pionieri della pittura nel nostro paese, egli stesso un maestro in quest’arte. Nominato direttore generale del Museo nel 1881, organizzò gli scavi di Saida, l’antica Sidone.

Mappe

 

Museo del Mosaico Istanbul su Mappa(Google Maps)

 

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Orari d’Ingresso

Estate: 1 aprile – 30 ottobre, aperto tutti i giorni tranne lunedi dalle 9:00 alle 18:45.

Inverno: 31 ottobre – 31 marzo, aperto tutti i giorni tranne lunedi dalle 9:00 alle 16:45.

Ultimo ingresso e chiusura della biglietteria: 45 minuti prima dell’orario di chiusura.

Prezzo del biglietto: 36 TL
Bambini fino a 12 anni: gratis (documento d’identità richiesto)
Istanbul Museum Pass è valido qui.

Istanbul Museum Pass – Ingresso ai musei e moschee

Le sale del Museo Archeologica sono disposte come segue :

L’entrata è numerata come Stanza XII. La Stanza I, da dove inizia la nostra visita, è proprio alla fine del corridoio, a si­nistra.

 

Stanza I — Al centro della pietra collocata sulla destra della finestra è scritto un decreto promulgato dall’Imperatore Anastasio I che regolava il traffico marittimo nei Dardanelli. Un decreto non piu vigente!

 

Una delle due iscrizioni al centro della stanza ricorda un prestito interno fatto a Mileto. Il che dimostra come i problemi di fronte ai quali si trovano i governi di oggi esistevano già nell’anno 205 a. C.

Gruppo statuario di Silahtarağa

Il lato sinistro della stanza è riservato alle statue dissepolte a Silahtaraga, nelle vicinanze di Istanbul, durante la costruzione della Centrale elettrica e alle antichità scoperte a Izmit e trasferite in questo museo.

Nella sezione di destra ci sono le pietre tombali bizantine dell’epoca antica. L’area cimiteriale dove le pietre furono tro­vate si estendeva da Cemberlitaş a Laleli, comprese Beyazit e Süleymaniye.

In questa sezione, sul lato sinistro, si può ammirare una stele appartenente alla tomba del figlio di Hekatodor; da essa apprendiamo che il suo proprietario era uno sportivo e al tempo stesso un erudito: accanto ai quaderni di esercizi e ai libri di testo venne trovato un intero equipaggiamento da atleta. Contro il terzo muro, sotto la finestra, giace una grande pietra tombale sulla quale sono stati scolpiti gli effetti personali del defunto. Seduta accanto al morto figura una donna dolente, circondata dagli oggetti dello scomparso: specchio, pettine, boccette di profumo, ecc. La pietra, che risale a due secoli avanti Cristo, dimostra che in quei tempi gli oggetti usati dagli uomini e dalle donne, rispettivamente, erano del tutto differenti da quelli di oggi!

Stanza II — Antichità architettoniche. Qui in particolare si possono trovare bassorilievi, mosaici e pannelli. Nella sezione mediana possiamo vedere Ercole che raccoglie le mele d’oro nel giardino delle Esperidi. Sull’altro mosaico Ercole è colto nell’ atto di uccidere il leone di Nemea. Nella sezione di destra, al centro, un mosaico sul pavimento raffigura Orfeo seduto su di una roccia mentre suona la lira; ai fianchi di Orfeo, sui rami di un albero, ci sono diversi animali, tra i quali un pavone., un’anitra e un’aquila.

Stanza III — Sezione mediana. Sarcofago di Sidamara. Questo monumento funerario fu scoperto nella provincia di Konya, nella zona dove si ritiene sorgesse l’antica città di Sidamara, sulla via che va da Eregli a Karaman. E’ il più bello e il più noto fra i sarcofaghi di questo tipo. Donde il nome di «sarcofago di Sidamara» dato ad analoghi monumenti funerari.

Sul coperchio del sarcofago è raffigurato l’occupante della ba­ra con la moglie che gli giace accanto. Sulla facciata princi­pale del monumento, sul lato della finestra, è scolpita l’imma­gine di un uomo nei panni del filosofo, con una fanciulla vestita come Artemide alla sua destra, e sulla sua sinistra una donna con la testa coperta. Alle due estremità, i Dioscuri tengono le briglie dei cavalli. Su di uno dei due lati inferiori del sarcofago è rappresentata una donna che sta davanti alla porta della tomba con della frutta in mano. Sull’altro sono scolpite scene di caccia.

Nei fregi sulla base si vedono cupidi che combattono contro animali feroci, atleti che si esercitano e corse di cocchi. Il sarcofago risale al terzo secolo a. C. Coperchi del genere non sono stati trovati sui monumenti funerari dell’Asia Minore. Donde è rilevabile l’influenza italiana: etrusco e romana. Sar­cofaghi di questo tipo vennero probabilmente scolpiti da artisti stranieri in visita in Anatolia nel secondo e terzo secolo avanti Cristo. Infatti, dopo questo periodo, non è dato trovare altri esemplari in Asia Minore.

 

Il sarcofago posto nella sezione di destra di questa stanza è dello stesso tipo, ma è privo del coperchio. La forma della struttura principale, le scene e le figure sono le stesse. Fu trovato a Silifke. Gli è proprio accanto il monumento funerario n. 4027, trovato a Sardis. E’ un’opera del secondo secolo dopo Cristo. Gli epitaffi sono per Claudia Antonia Sabina e per sua figlia. Sul muro del pianerottolo c’è una testa di Medusa. Lad­dove l’espressione di questa testa dovrebbe essere terrificante, lo scultore le diede un’espressione stupita.

Stanza IV — Sarcofaghi e stele funerarie. Nella sezione di sinistra c’è un sarcofago per due salme scoperto a Creta e risalente al secondo secolo dopo Cristo. Lo scultore greco che scolpì questo monumento funerario raffigurò sui fianchi una accolta di dei e figure egiziani.

Davanti alla finestra è collocato il sarcofago n. 210 che fu trovato in Albania. L’opera, che risale al secondo secolo, è un esemplare finissimo che rivela la differenza fra le bare greche e romane. Siccome i monumenti funerari dei Greci hanno la forma di un tempio o di una casa, i quattro lati sono decorati.

I sarcofaghi dei Romani, invece, essendo sistemati dentro i muri come avelli, sono scolpiti solo sulla parte frontale.

 

Nella sezione di destra, accanto al secondo muro e a si­nistra della finestra, è posto un sarcofago che fu scoperto a Efeso durante gii scavi compiuti da archeologi austriaci. I lati di questo sarcofago ritraggono un tribunale divino. Hermes conduce al cospetto di Plutone, re della morte, e a sua moglie, Proserpina, due anime – quella di un uomo e quella di una don­na – che devono essere giudicate. Sul lato sinistro del sarco­fago si vede una barca che attende di trasportare nella terra dei beati coloro che escono assolti dal giudizio. Sull’altro lato, la facciata di destra, le anime dannate si fermano davanti a una porta ad arco e a una terrificante creatura. Se c’è de credere a questa filosofia, qualora gli ostacoli da noi superati in questo difficile mondo non siano sufficienti, avremo molti conti da rendere nell’altro.

 

Stanza VII — La maggior parte dei reperti custoditi in questa stanza vennero trovati a Salda, vicino a Beirut, al tempo in cui il Libano era una provincia dell’Impero Ottomano, vale a dire in epoca assai recente: circa ottant’anni fa.

Nella sezione di destra sono collocati sarcofaghi e fram­menti che risalgono all’epoca romana. Si tratta di monumenti funerari che rivelano l’influenza degli stili fenicio, greco e ro­mano, e sono opere del terzo e quarto secolo dopo Cristo.

Uscendo da questa sala, a destra, ci s’imbatte in una grande tomba romana che fu scoperta nel 1964 a Kamaraderesi (presso Eregli di Mannara), quando si scavava la terra per costruirvi delie case a scopo turistico. La Direzione del museo vi approfondì le ricerche e la tomba fu installata nel 1973 nella loia dove la si può ammirare oggi stesso.

Secondo l’iscrizione bilingue (greco-latina), che orna la tomba veramente monumentale, si scopre che colui che vi fu sepolto fu il comandante romano Mikkalos. Questo, personaggio aveva specificato, nelle sue ultime volontà, che la sua tomba dovesse essere costruita a sue spese.

Questo monumento, tale e quale si può vedere attualmente, è costituito da una facciata, sulla quale si staglia una compo­sizione che rappresenta il comandante a cavallo, e dietro di lui emergono tre guerrieri con l’elmo e corazze. Altri guerrieri sono rappresentati davanti a Mikkalos, la cui armatura si muove verso la destra della facciata. L’iscrizione e lo stile che essa rivela indicano che questa tomba risale alla seconda metà del I secolo (e probabilmente all’anno 67 d. C.) Come si sa, Mor­mora Ereglisi che è un grazioso porto del litorale tracio, fu, sotto l’era romana, una importante base militare utilizzata dalle legioni nella loro avanzata verso le regioni orientali.

Stanza VIII — Sarcofago di Alessandro Magno. Proseguendo il suo sonno di venti secoli, giace qui una delle più grandi opere d’arte dei suo genere esistenti al mondo. Nel 1887, il fondatore di questo museo, il pittore Osman Hamdi Bey, fece a Saida, nella Necropoli dei Re, la più grande scoperta archeolo­gica del XIX secolo. Questa scoperta ha una storia interessan­te: il padrone di un appezzamento di terreno, in un villaggio, scoprì un giorno un pozzo profondo. Avvertì perciò il governa­tore che a sua volta informò le autorità competenti a Istanbul.

Il Direttore dei Musei andò di persona a ispezionare gli scavi e scoprì una necropoli ubicata in due caverne. La prima era pro­fonda dieci metri e ampia 3,70, in fondo alla quale c’erano quattro stanze le cui porte erano celate nei muri. Vicino a es­se, talvolta senza alcuna comunicazione fra loro, furono sco­perte altre tre stanze. La prima tomba era stata violata da ignoti. La seconda caverna era ampia quattro metri e profonda 7,50. In fondo a essa vennero rinvenute due stanze. In una di esse (3,30 metri più in basso, in una cavità) fu scoperto il sarcofago di Re Tabnit, nascosto sotto un cumulo di pietre. Si pensa che questa tomba risalga al quinto secolo avanti Cristo. Quanto agli altri tre monumenti funerari, si pensa che siano stati costruiti in un periodo di poco posteriore, verso la fine del quarto secolo a. C.

Che la necropoli fosse appartenuta a Re non c’è ombra di dubbio. Ma a quali Re? A parte il sarcofago di Re Tabnit, che è stato identificato con certezza, l’identità degli altri occupanti rimane dubbia. Anche il sarcofago attribuito ad Alessandro Magno appartiene a un governatore persiano (cioè a un satrapo). E’ noto che Alessandro Magno morì a Babilonia e le sue spoglie furono sepolte ad Alessandria.

In questa stanza del museo c’è un busto del bey Osman Hamdi, al quale si deve se fu possibile riunire qui siffatti reperti archeologici, fortunatamente per la storia… e anche per il turismo.

Davanti alla porta c’è il famoso sarcofago delle «Donne in Lacrime». Su questo monumento funerario si osservano, sepa­rate da colonne, diciotto scene scolpite che ritraggono altrettan­te donne che piangono. Per evitare che le diciotto figure assu­messero la stessa posizione, un insieme decorativo alquanto monotono, lo scultore diede a ognuna di esse una posa diver­sa riuscendo perciò a fissare un quadro particolarmente movi­mentato. La porta del sarcofago, che costituisce il coperchio del monumento funerario, è molto pesante. Sulle due facciate principali sono rappresentate processioni funebri. Sui fregi tutt’attorno ci sono scene di caccia. In origine il sarcofago era a colori.

Al centro della stanza, in una teca di vetro, è sistemata una delle opere più ammirevoli del Museo, il sarcofago di Alessandro Magno, appunto; superbo, maestoso. Su uno dei Iati vi sono ritratte scene delia guerra fra Greci e Persiani. Sulla sinistra è raffigurato Alessandro con la testa coperta da una pelle di leone, simbolo di Ercole. II destriero che cavalca, avendo ri­cevuto una freccia nel petto, s’impenna. Alessandro, con la lancia in mano, insegue un cavaliere persiano. Sulla destra, in fondo al sarcofago, un macedone ferito uccide un persiano osservando così una legge che vige da tempi immemorabili. Il vinto, con la gola tagliata, muore nelle braccia di un compagno accorso in suo aiuto. Fra questi due gruppi si scorge l’esercito dei Persiani. Alessandro sta cacciando, i soldati combattono con la spada in pugno, gli animali si uccidono fra di loro for­mando, nell’insieme, una scena superba. Sull’altro lato ci sono scene di caccia con leoni e cervi. Una fiera ferita si rivolte vendicativa su di un ufficiale persiano. Il personaggio sulla sinistra con il nastro regale sulla fronte, simbolo del potere, è ancora Alessandro Magno. In testa a un lato minore è riprodot­ta una scena di battaglia e sull’altro lato minore una scena di caccia al leopardo e uno scontro fra Greci e Persiani.

I tre piccoli sarcofaghi collocati in fondo alla stanza pro­vengono dalla stessa caverna dove fu rinvenuto quello di Alessandro e hanno la stessa forma.

Stanza IX — E’ la stanza dei sarcofaghi Tabnit. Di fronte alla porta giace il sarcofago di un Satrapo. «Satrapo» era il nome dato ai governatori persiani. Sul monumento funerario sono riprodotte scene della vita di uno di questi personaggi. Su una della facciate principali lo si può vedere assiso sul trono con la corona in testa. Quando si pensa ai secoli che sono trascorsi da quando questo personaggio occupava il suo scranno regale, ci si può, ancora una volta, rendere conto di quanto effimero sia l’umano potere. Ma io dubito che quelli che siedono, oggi come allora, su queste sedie a braccioli com­prendano questa filosofia. Sull’altra facciata è raffigurato il satrapo mentre si prepara ad andare a caccia; su di un’altra parte del sarcofago c’è una scena della caccia stessa

Al centro della stanza campeggia il sarcofago di Likya. Il coperchio è punteggiato e avvolto di nastri. Sulla facciata prin­cipale ci sono scene di caccia. Su uno degli angoli del co­perchio. che ha la forma di un triangolo, si vedono due sfingi. Questo monumento funerario è considerato uno dei più pregevoli della scultura greca. Risale al 400 a. C. Ancora in mezzo alla stanza c’è un sarcofago Tabnit con la figura di una mummia egiziana sul coperchio. Sul petto della mummia fa mostra di sé una grossa collane. Dai geroglifici al centro del sarcofago apprendiamo che appartenne a un generale egiziano chiamato Peneftah. Sul sarcofago accanto c’è un’altra iscrizione in fenicio che maledisce chiunque osi violare la bara. Il monu­mento funerario appartiene al re Tabnit di Salda (Sidone). La mummia ospitata nel sarcofago è esposta al pubblico in una teca sotto la finestra, sulla sinistra..

Sulla destra ci sono sarcofaghi antropoidi.

 

Stanza X — E’ chiamata la stanza fenicia. Nelle sezioni di destra e di sinistra ci sono sarcofaghi antropoidi in stile greco­egiziano. Il n. 1414 reca i tratti di un Fenicio fin nei minimi particolari. E’ un’ opera che risale al quinto secolo a.C.

Stanza XI — Ospita opere in stile arcaico, classificate secondo la loro cronologia. In un angolo ci sono stele tombali in stile greco-persiano. Il n.85 mostra un giovane guerriero di proporzioni particolarmente armoniose; il n.2474 raffigura, con un volto tipicamente locale, la dea madre dell’Asia Minore; il n. 1947, un banchetto funebre del quinto secolo a.C. Sebbene la scena che ritrae non sia molto piacevole, è una composizione generalmente molto ammirata. Il n.5536 mostra un giovane nudo; il n. 1645 è una scultura che attira l’attenzione e ritrae un giovane. E’ una scultura di Ione.

Stanza XII — Tempio di Assos. Questa stanza costituisce uno degli ingressi del Museo. Le opere che sono qui esposte provengono dall’antica città di Assos nel Golfo di Edremit (che oggi si chiama Behram Kale). Gli archeologi americani che intrapresero gli scavi portarono a Boston parte dei reperti! In loro sostituzione sono stati preparati e sistemati dei modelli. Nella sezione di sinistra, prima del muro, la grande statua n.3317 rappresenta l’Èrcole di Cipro, il dio Bes, il maggiore degli dei adorati a Cipro in quel tempo. Vi è rappresentato nell’atto di sostenere con entrambe le mani una leonessa le sue zampe anteriori toccano terra obbligando la belva a volgere le sue fauci verso terra. C’è un foro nella statua; il che di­mostra che il monumento venne usato come fontana. E’ opera del sesto recolo a. C. Oggigiorno a Cipro, sul trono del dio Bes siedono dei monaci e vi governano: con la differenza che non sono i leoni ad esservi massacrati ma creature assai piu indifese. Mi scuso con il lettore per questa breve digressione.

Stanza XIII – Custodisce antichi bassorilievi ’ alcuni autentica altri in copia. Sulla parte destra, vicino alla terza parete, il n. 435 è una statua di Athena con il sua elmo in testa. Si tratta di un’opera bellissima, scoperta in Libra.

Stanza XIV — La Stanza Philiskos. Nella sezione di destra si ergono quattro statue di donne ornate di drappi, scolpite con grande arte. Sulla sinistra, davanti alla prima parete, c’è la bellissima statua di una Musa che risale al terzo secolo a.C. Il n.2007 rappresenta una Tersicore danzante.

Stanza XV — Al centro di questa stanza c’è un’opera che tutti, per mio consiglio, dovrebbero ammirare per il suo stile e la classica armonia. E’ la statua di Efebo. Il giovane ritorna dagli esercizi ginnici e, per evitare di prendere freddo, si è coperto con un mantello. E’ al colmo della felicità per aver preso parte alla gara sportiva e la posizione in cui è fissato dà risalto alla sua esuberante giovinezza. L’opera d’arte, tro­vata vicino ad Aydin, ritrae un personaggio vissuto nel terzo secolo a.C.

Al centro della sezione di destra c’è una testa di Alessandro nello stile delle sculture di Pergamo. La testa è, come al solito, reclinata verso la spalla sinistra. I capelli assomigliano a una criniera e gli occhi hanno un’espressione pensosa. Il n.1242 ritrae il famoso poeta tragico Euripide, seduto, con una maschera tragica in mano.

Il n.702 è una statua di Alessandro Magno trovata a Manisa. Il condottiero vi è idealizzato con grande finezza d’arte e il capolavoro scultoreo è uno dei più famosi e più antichi.

Il n.363 rappresenta un concetto di antichità del tutto estraneo ai nostri tempi : l’Ermafrodito. Sebbene il suo aspetto fisico possa sembrarci strano e l’arte astratta oggigiorno non s’interessi dell’aspetto fisico della gente, è un’opera d’arte che possiamo ammirare! Vicino alla terza parete c’è la statua di Apollo trovata ad Aydin e risalente al terzo secolo a.C. Vi è accanto una testa di Apollo.

Stanza XVI — Stanza Attica. Vicino alla porta c’è la sta­tua di una donna che sembra viva. Nella sezione di sinistra, vicino alla seconda parete, un’altra statua di donna; lo scultore è riuscito a rappresentare la sua tunica trasparente quasi in movimento. E’ opera che risale a due secoli a.C. Al centro della stanza, appartenente al primo secolo a.C., c’è il busto nudo di una ninfa, uno spirito del mare. E’ opera conosciutissi­ma. Sugli altorilievi delle pareti è rappresentato un combatti­mento fra Dei e Titani. Si tratta di altorilievi trovati nelle terme di Afrodisia e risalgono al secondo secolo avanti Cristo.

 

Stanza XVII — Stanza di Afrodisia. Il locale porta queste nome perché i due lati dell’ingresso sono occupati da antichi­tà trovate nelle terme dello stadio di Afrodisia. Risalgono all’epoca dell’imperatore Adriano. Alla sinistra dell’ingresso vi è un fregio formato da un monolito di pietra. Sui cornicioni che sormontano i capitelli si vede una giovinetta nuda fino alla cintola, in un canestro, e sui fregi è distesa l’immagine del dio della città. La sua testa è bellissima. Alla destra dell’in­gresso, in simmetrica corrispondenza ai fregi, giace una imma­gine di Afrodite. E’una bella scultura. Davanti alla porta, al centro, domina la statua del dio del mare trovata nelle terme di Vedius. Nella sezione di destra, di fronte alla seconda parete, c’è una statua che rappresenta tanto Zeus che un Re. Quest’ opera, che risale al secondo secolo a.C., dà un’impressione di grandezza.

 

Il n.1236 è una statua di Dionisio. Il n.1997 è un’Afrodite che attira l’attenzione. Vicino alla porticina, c’è un’altra Afro­dite, ma più giovane. Davanti allo scalone ci sono due statue di donna del periodo romano che meritano una sosta. Ancora nella sezione di destra e sulla destra dello scalone vediamo ii n.5219 che è un bel busto di Zeus, un’opera del terzo secolo dopo Cristo. Nella stanza sono disposte altre statue, di Tychos, Nike, Artemide e Afrodite.

 

Stanza XVIII — È la stanza romana. Sulla destra vi sono ritratti di imperatori e grandi personaggi; sulla sinistra, statue di dei e dee nonché figure mitologiche. Al n.88 vi presento Epicuro, il famoso filosofo che sostenne essere scopo della vita il piacere e la felicità. Il busto è stato scolpito esattamente secondo le descrizioni che si hanno di lui. Il n.1266 è un alto funzionario, opera che risale al quarto secolo a.C. Il n.5555 raffigura l’imperatore Tiberio e fu scoperto nelle vicinanze di Cemberlitas nel corso di scavi. Il n.2453 è la statua di Polemeanus, colui che edificò la famosa biblioteca Celsus a Efeso. Come scrittore, mi inchino davanti a questo protettore delle scienze che fu proconsole in Asia negli anni 106-107 dopo Cristo. Il suo sarcofago giace sotto la biblioteca, un particolare noto a ogni turista che è stato ad Efeso ed ha ammirato questa biblioteca. Come si può constatare, in Turchia ogni cosa é legata all’altra come gli anelli di una catena! Statue, documenti e monumenti, anche antichi, non si contraddicono al contra­rio, ognuno di essi conferma ciò che dice l’altro! A Palazzo Topkapi, nella pinacoteca c’è un quadro di Selim 111 che reca in mano un «tesbih» (rosario) di perle che potrei mostrarvi nel Tesoro del Palazzo stesso! E’ proprio quello. Le sole cose che si sono perdute in Turchia soon quegli oggetti asportati dai collezionisti!

Il n.2164 è una bella testa di Agrippina la cui figlia fu la madre di Nerone.

Il n.124 è l’Imperatore Marco Aurelio.

Il n.2646 è l’imperatore Lucio Vero.

Il n.506 è il famoso Nerone.

Il n.5296, sulla sinistra della finestra, è l’imperatore Costan­tino il Grande.

Il n.385 è l’imperatore Tiberio.

Il n.3264 è, con tutta probabilità, l’imperatore Valentiniano.

il n.50 è l’imperatore Adriano.

Il n.2265 è una statua di grande effetto; rappresenta un alto ufficiale.

Il n.4864 è l’imperatore Diocleziano. Aveva trasferito la se­de del governo a Izmit. Questa testa fu riportata alla luce nel corso di scavi fatti per la costruzione di una fabbrica di carta,

 

E’ evidente che questo personaggio non poteva aver immagi­nato che venti secoli dopo i Turchi avrebbero costruito una fabbrica proprio in questo luogo. Una corona d’alloro cinge la testa dell’imperatore.

Il n.5129 è Marco Aurelio.

Il n.2461 è una testa che attira l’attenzione; probabilmente quella di un poeta.

Il n.5028 reca, fra due colonne, la testa di Arcadio. Ha una corona fatta di due file di perle. Questa testa fu scoperta mentre si gettavano le fondamenta dell’Università di Istanbul. Non trovate un po’ triste la sorte che queste teste di Imperato­ri – le più illustri della loro epoca – dovessero essere dissepolte durante gli scavi di fondamenta?

Nella sezione centrale, il n.1435 è una statua di Poseidone nudo. La statua fu trovata in Fenicia. Il n.1181 è la statua di un’imperatrice. E’ seduta e le pieghe della sua veste costituisco­no un capolavoro d’arte.

Proseguendo, il n.172 ritrae il dio Zeus assiso in trono. Richiamo la vostra attenzione sul fatto che è la statua più grossa che si conosca di questo dio. Al centro di questa sezione, vicino alla prima colonna, c’è la statua di un attore comico.

Stanza XIX — Ospita opere d’arte cristiane, bizantine e franche. Alla destra, il n.2731 è il sarcofago di un imperatore trovato nel giardino del Palazzo Topkapi e datato settimo se­colo d.C. Quindi si allineano, in un certo numero, sarcofaghi e capitelli, quasi tutti trovati a Istanbul. Vicino alla terza parete, il n.5793 è la fronte marmorea di un sarcofago; splendido esemplare di arte bizantina.

 

Di fronte, in posizione di volo, ci sono due «Nike» in rilievo con croci, dell’anno 4 d.C. Il n.4914 ritrae la Vergine Maria in preghiera. Risale al nono secolo d.C. Quasi di fronte a questa statua, al centro della sezione, c’è il n.4508, il sarcofago di un principe. In ciascuno dei lati maggiori ci sono due dee della Vittoria in volo, che si fronteggiano. Nelle corone d’alloro che recano in mano c’è una croce con monogramma. E’ un’opera classica di arte cristiana del quinto secolo dopo Cristo.

Numerose colonne e capitelli.

Nella sezione di sinistra, il n.2888 è una delle più belle opere di arte franca, una pietra tombale in marmo bianco. Un vescovo con il Vangelo in mano. Sull’epitaffio, che è in caratteri gotici, si può leggere la data 1347. Fu trovata nella Moschea Araba di Galata.

Il n.2891 è una pietra tombale rettangolare dell’anno 126G data di fondazione dell’Impero dei Latini oppressori. Ci sono anche altre antichità franche, comprese iscrizioni in rilievo, capitelli e tombe.

Stanza XX — Opere d’arte bizantine : rilievi scolpiti sulla parete, scritte e immagini di Cristo. Sulla seconda parete c’è una scritta, il n.4982, che è un decreto di Arshavir, il primo ministro armeno di Bisanzio, che ordina la piantagione di ci­pressi nei cimiteri. Sulla terza parete, numeri 4992 e 910 sono statue del Buon Pastore trovate nella provincia di Eskisehir. Ci sono numerosi altri pannelli con disegni di piante e animali. E ancora sculture su sarcofaghti che rappresentano i miracoli di Gesù Cristo.

 

Sulla quarta parete, i numeri 905-702 sono meridiane. Nei rilievi sul pannello a sinistra della finestra (il n.933) si vedono tre giovani che. vengono gettati in una fornace per ordine di Nabucodonosor, re di Babilonia. I tre giovani sono stretti l’uno all’altro e pregano. Fra le opere d’arte bizantine che ritraggono sembianze umane, questo pannello è considerato uno dei più belli. In quei tempi, il giovane sfortunato, condannato a bruciare vivo, aveva almeno il tempo per lunghe preghiere; una facoltà che non può più essere concessa nella nostra era nucleare che conduce le guerre con alta tecnologia. Al centro della stanza, il n.5560 è la base della statua di Porfirio, il campione nelle gare dei cocchi, il favorito dell’Ippodromo. Su una delle facciate principali è raffigurato l’imperatore nel suo palco; sull’altro facciata, il monarca consegna un premio a uno dei cocchieri. Sui pannelli sottostanti ci sono spettatori del sesto secolo d.C. Quando andremo a visitare l’Ippodromo, scenderemo in maggiori dettagli in merito a queste scene.

Ancora al centro della stanza, sul pavimento, ci sono mosaici scoperti vicino alla porta Damasco a Gerusalemme, nel cortile di una casa ebrea: raffigurano diversi uccelli e alcune lupe, Pan con la sua siringa e scene di caccia del sesto secolo d.C.

Alla destra di questo mosaico, il n.2995, rivediamo ancora una volta il cocchiere succitato, sulla base della statua; vi si possono nitidamente distinguere gli spettatori che applaudono da ciò si può rilevare che questi cocchieri ebbero in quel tempo la stessa notorietà dei campioni di calcio del giorno d’oggi. Nel contempo, va riconosciuto che il nostro secolo non è anco­ra arrivato, grazie a Dio, a erigere monumenti ai calciatori.

Secondo piano

 

Al secondo piano del museo si trovano le collezioni di diversi oggetti venuti da Troia, Tracia, Palmira, Cipro, Gordion e dall’Arabia; si incontra inoltre una collezione di numismatica e una biblioteca molto ricca, specializzata nel suo campo.

Per vedere queste ricchezze, noi possiamo prendere l’en­trata a sinistra, reperibile in fondo alla costruzione, cioè al di sopra della sala a pianterreno, riservata agli scritti e alle iscrizioni.

Salito lo scalone, a destra, si trova la sezione di numisma­tica e la biblioteca. Seguendo il corridoio che si apre davanti a noi, verso la sinistra, noi ci imbattiamo nei sarcofaghi di Clazomene, in terra cotta. Nella stessa sala ci sono alcune anfore orientaleggianti. E continuando il nostro cammino noi entrere­mo nelle sale del vasellame preistorico, poi quella degli utensili in pietra, delle iscrizioni e dei vasi. Davanti allo scalone principale, nel mezzo della costruzione, noi entreremo nella sala dei bronzi dove noi potremo ammirare una ricchissima collezione di armi da difesa e offesa, pile per l’acqua, lampade, incensieri, torce, bilance, lampade murali, idrie funerarie, specchietti, pesi, vasi, chiavi e serrature, statuette, braccialetti, cardini di porte, figurine e oggetti diversi. Nella sala seguente ci sono vetrerie, come flaconi colorati per profumo, coppe, ecc… 1 colori, molto delicati e raffinati, di queste vetrerie attirano senza dubbio l’attenzione. Nella sala delle figurine di terracotta noi troveremo delle lampade in terra, maschere, stampi antichi di diverse epoche arcaiche, classiche ed ellenistiche. Nella sala degli oggetti ciprioti si trovano dei frammenti di stele, fgurine e statuette, e tra essi, come oggetti curiosissimi, si trovano delle teste di «budda». Desidero però precisare un fatto: cioè la sco­perta di tutti questi oggetti che si vedono risale a epoche re­mote e precisamente durante il periodo della dominazione otto­mana e non in seguito all’ultimo intervento turco nell’isolo. l’estate del 1974.

La sala seguente è una sezione di piccoli marmi. Qui ci sono delle sculture greche e romane, figurine di stile egiziano, stele votive, ellenistiche e romane. Chi scende dall’altro lato del fabbricato troverà, vicino alla scala la sala di Palmira. Qui, in mezzo e sui muri si trova una collezione di statue e statuette, altari, rilievi funerari e diversi frammenti.

Discendendo a pianoterra, si passa attraverso le sale già visitate e si esce in giardino.

Si parte dal Museo con gli occhi veramente inebriati di bellezze antiche.

 

Diamo un rapido sguardo alle opere di fronte al palazzo. La statua a sinistra dell’ampio portone è quella di un impera­tore del secondo secolo d.C. Il sarcofago risale al periodo ro­mano. I due grandi sarcofaghi con ghirlande datano dello stesso secolo. Sui sarcofaghi di marmo fra le due porte sono incise le lettere J.C. E’ un’opera del quarto secolo dopo Cristo.

I tre altri sarcofaghi in porfido furono trovati nel giardino del Topkapi e appartengono agli Imperatori bizantini. Alla destra della seconda porta ci sono due fonti battesimali bizantine. Davanti alla porta sud del Museo c’è una fila di sarcofaghi che risalgono al periodo romano. Nel giardino, nel museo all’aperto vicino a Çinili Köşk, ci sono colonne delle quali il maggior numero risale ai tempi di Bisanzio. E con date che vanno dal secondo al quarto secolo sono un certo numero di statue.

 

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