In turco:Fatih Camii
Sulla nostra destra, la fila di costruzioni con la facciata liscia come un muro e l’imponente monumento che abbiamo davanti costituiscono la moschea del Conquistatore di Istanbul, con le scuole che vi fece sorgere intorno e le varie istituzioni che formano il complesso edilizio e che si propongono come esemplare insieme architettonico al mondo intero. Prendiamo la strada in pendenza e saliamo i gradini fra le due ali di edifici per arrivare alla moschea. In questo punto si trovava la chiesa di Torion. Dopo la conquista della città, volendo fare concessioni ai Greci, Mehmet II indisse l’elezione di un nuovo Patriarca. E qui i preti s’incontrarono per eleggere Gennadios. Due anni dopo, il nuovo Patriarca chiese al Conquistatore il permesso di trasferire il Patriarcato nella chiesa di Pammakaristos dove rimase per 136 anni. Durante il regno di Murad III, il Patriarca s’insediò nella chiesa di Fener, nell’Halic (il Corno d’Oro) dove si trova ancora oggi. La moschea, eretta per volere del Conquistatore, fu progeltata dal grande architetto Sinan II Vecchio. Iniziata nel 1463, venne completata nel 1471. Il tempio era formato da due grandi cupole e da una mezza cupola sul lato de! «mihrab». Aveva due minareti con una balconata ciascuno e con pinnacoli ricoperti di piombo. Tutto attorno alla moschea sorsero centri culturali e sociali.
Le loro funzioni possono essere desunte dai resti oggi esistenti. E vi darò io qualche chiarimento, ma prima di tutto, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che questa moschea fu costruita nel quindicesimo secolo, epoca in cui quasi tutto il mondo era immerso nell’ignoranza e nella superstizione. Nei paesi europei il livello civile era così primitivo che coloro i quali avevano la sventura di essere colpiti da malattie mentali venivano bruciati vivi, nella convinzione che fossero posseduti dal demonio. Al tempo in cui l’Europa era nel baratro di siffatte condizioni sociali, ecco ciò che un viaggiatore europeo scrisse su questa moschea. Nicola de Nicolay, geografo alla corte di Francesco I, giunto a Istanbul nel 1540, così si espresse:
«La più bella e la più doviziosa delle moschee è quella del Conquistatore che ha una rendita annuale di 60.000 ducati. Tutto intorno ad essa ci sono le abitazioni dell’«imam» e degli «ulema» e altresì 200 case con cupole ricoperte di piombo che danno ospitalità a visitatori di tutte le razze e religioni: I viaggiatori in transito per la città vi si possono fermare con i loro servi senza pagare nulla. Fuori le mura della moschea si addensano 150 abitazioni riservate ai poveri della città. Ai derelitti che vi cercano rifugio viene elargito un «akce» (somma di denaro) e pane a sufficienza. Mi siccome a molti poveri non importa questo modo di vivere, una parte delle case rimane vuota e il denaro così avanzato viene distribuito fra gli ospedali cittadini».
In un altro edificio venivano distribuite medicine gratuitamente a tutti coloro che ne facevano richiesta, e una casa speciale era riservata ai malati di mente. A queste istituzioni il Sultano Mehmet aveva assegnato una rendita annua di 60.000 ducati, somma che veniva raddoppiata dagli incassi devoluti al sodalizio tanto dall’Aya Sofya e dai suoi negozi quanto dai principali empori di Istanbul.
Alle osservazioni e alle descrizioni lasciate dagli estimatori facciamo seguire qualche altra notizia sicura.
Uno dei più antichi statuti che riguardano le istituzioni fondate da Fatih è un documento in arabo, il n. 1872 del catalogo nel Museo delle Arti Turche e Islamiche, vicino a Santa Sofia.
Secondo l’interpretazione lasciata dagli esperti in lingua araba riguardo a questo documento, Fatih fece erigere otto case di istruzione denominate «Medarisi-Semaniye» e, dietro a esse, otto scuole più piccole chiamate «Tetimme». Sul lato occidentale della moschea, per l’uso di questi centri culturali, fondò una biblioteca e un ospedale dove veni vano curate tutte le specie di malattie. Venne anche istituita una «Tabhane» per le persone dotte e per i turisti di passaggio o in visita a Istanbul. Secondo Vakfiye, in ciascuna di queste otto scuole prestavano servizio otto insegnanti per le scienze e la teologia. Lo studio delle scienze comprendeva la filosofia, la storia, le scienze naturali, la geografia, la grammatica e l’algebra. Le materie » eligiose comprendevano lo studio e l’esegesi della legge coranica e dei comandamenti del Profeta.
Gli insegnanti erano pagati 50 «dirhem» al giorno, equivalenti a circa 250 «kuruş» d’argento. Ogni insegnante era affiancato da un assistente pagato 50 «kuruş» d’argento al giorno-
Sempre secondo Vakfiye, nell’ospedale prestavano servizio due dottori, un chirurgo, un farmacista e un numero adeguato di infermieri e di inservienti. Le norme relative alla cucina e al tipo di cibi da distribuire erano fissate fino ai più minuti dettagli
Le scuole chiamate «Tetimme» erano destinate agli studi elementari; una volta superati i quali, lo studente era ammesso nello otto scuole.
Al vertice dell’organizzazione scolastica e responsabile del suo buon andamento era lo stesso Conquistatore. Il Sultano liuti solo era un intellettuale ma anche un grande poeta che conosceva l’arabo e il persiano e leggeva i classici greci così come tutte le opere importanti del periodo.
Il cronista bizantino Kritovoulos, che scrisse una biografia di Fatih, riferisce che il Conquistatore s’interessava particolarmente di quelle scuole di filosofia greca che trattavano lo stoicismo e la dottrina dei peripatetici.
Gli uomini di cultura che Fatih mise alla testa di quelle scuole erano autorità nelle loro materie, ben al di sopra degli altri dotti del periodo. Fra quelli, un turco dell’Asia Centrale, Ali Kuscu, fu uno dei più profondi matematici e astronomi della sua epoca. Scrisse due trattati scientifici in persiano, ora conservati nella biblioteca di Santa Sofia, che rimangono testi autorevoli, anche oggi, a distanza di tanti secoli. Un altro matematico, Sinan Pasa, che aveva condotto studi approfonditi sulla filosofia dello scetticismo, arrestato per un qualche motivo, venne liberato dopo che i suoi colleghi avevano minacciato di bruciare i loro libri e andarsene da Istanbul. Una prova notevole, questa, della libertà che la scuola godette in Turchia, una libertà aitrove ineguagliata in quel periodo. Due altre grandi autorità furono il dottor Altuncuzade e l’astronomo Hoca Zade. Un libro sui loro studi di fisica e astronomia si trova nella Biblioteca di Vienna al numero di catalogo 1445.
E’ così che la fiaccola della scienza arse 500 anni fa negli edifici che ci circondano.
La ragione per cui vi ho condotto qui è duplice: farvi vedere la moschea e presentarvi un centro culturale che occupa un posto importante nella Storia delle Scienze.
Il fatto che l’Impero Ottomano riuscì a rendere accettabile per 400 anni la sua dominazione costituisce una prova irrefutabile della sua supremazia culturale, scientifica e tecnica. In questo luogo ne avete la prova tangibile.
Per tornare alla moschea, al centro di questo complesso, siccome un terremoto del 1756 aveva provocato danni molto gravi, il Sultano del tempo, Mustafa III, fece demolire ciò che restava e ricostruire la moschea nella sua forma attuale.
L’inaugurazione del tempio ricostruito ebbe luogo venerdì 15 aprile 1772. La Moschea Azzurra era stata presa a modello per innalzare la nuova costruzione.
Al primo cortile venne conservata la struttura che aveva al tempo di Fatih. Le porcellane multicolori sopra le finestre sono del periodo del Conquistatore. Nel cortile 18 colonne di granito sostengono 22 cupole. All’interno della moschea la cupola ovale poggia su quattro archi e su quattro piedi di elefante dagli orli arrotondati. Inoltre, quattro mezzo-cupole sono sostenute da quattro archi.
Il pulpito della moschea è di marmo colorato; le decorazioni sul muro e sulla cupola risalgono all’ultimo secolo. I minareti erano dotati di tre balconate e i coni erano di legno rivestito di piombo, seconde il metodo classico. Dopo il terremoto del 1894 questi coni vennero rifatti con pietre terminanti a punta e questa è la forma che hanno conservato fino ad oggi.
Intorno alla moschea, nei giardini, oltre alla biblioteca di Ahmet III, trovano posto le tombe degli uomini illustri del secolo posteriore a quello di Mehmet II.
La tomba di Fatih, con il suo smisurato cupolone e la sua porta, la cui cupola assomiglia nella forma a un grosso fungo, come, del resto, la sua entrata d’un tempo, è un capolavoro la cui bellezza merita attenzione.
A parte la sua attività religiosa e mistica, questa moschea fu la scena di molte agitazioni sociali e rivolte nel corso dei secoli. Nel 1622, al tempo dell’insurrezione che culminò con l’assassinio del giovane Sultano Osman II, gli «hoca» che avevano opposto resistenza agli uccisori del Sultano si rifugiarono nel tempio e, dopo essere rimasti assediati per tre giorni, vennero per la maggior parte uccisi dai soldati.
Mappe
Moschea di Fatih su Mappa (Google Maps)
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