Ingresso
Aperto tutti i giorni. Chiuso ai visitatori durante le preghiere. Evita di venire 30 min. prima e 30 min. dopo la preghiera.
La preghiera di mezzogiorno del venerdì dura circa 2 ore. Tienilo a mente prima di pianificare la visita.
Ingresso gratuito come tutte le moschee
Istanbul Museum Pass – Ingresso ai musei e moschee
Mappe
Moschea Blu su Mappa (Google Maps)
Posizioni di tutti i monumenti storici su piudistanbul.com sulla mappa (Google Maps)
Contattaci per Visite Guidate
La «Moschea Blu è uno dei più sorprendenti edifici monumentali del mondo; è l’impronta turca della nostra città. Quando si guarda il panorama dal ponte di Galata e dal Corno d’Oro, la magnifica «Moschea Suleymaniye » dell’architetto Sinan sembra dominare all’orizzonte. Comunque, quando si entra nel porto di Istanbul dal mare, si è colpiti dalla maestosità della Mosche Azzurra con i suoi alti e snelli minareti, mezze cupole e cupole intere che si susseguono l’una all’altra elevando la costruzione in curve graziose. Vista accanto a Santa Sofia, che è massiccia e tozza, la Moschea Azzurra accarezza l’occhio come un bel fiore o una gemma principesca tagliata da un maestro artigiano. Entrando nella Moschea, nel sollevare la tenda alla porta, ogni visitatore, quale che sia la sua nazionalità o religione, è colpito dalla leggera pioggia azzurra che sembra cadere dalle finestre colorate e dalle porcellane, dal senso di frescura che penetra nell’anima.
La Moschea del Sultano Ahmet e la sua costruzione annessa furono edificati negli anni 1609-1619. li tempio è circondato su tre lati da un vasto cortile al quale si può accedere attraverso una qualsiasi delle cinque porte, li frontale è circondato da ventisei pilastri di granito, con teste di stalattiti marmoree che sostengono trenta cupole. Al centro di questo spazio frontale pavimentato di marmo sta un colonnato a forma esagonale, il «Şadirvan» (fontana per le abluzioni) il cui effetto è sorprendente. Lo spazio frontale ha tre ingressi: la porta principale, a occidente, si distingue per la nobiltà dello stile. La» Moschea stessa ha pure tre porte. Quella che si apre su cortile è la più larga ed è tuttora quella in uso.
L’interno della Moschea è costituito da un immenso rettangolo con una lunghezza di 51,65 metri e una larghezza di 53,40 metri. Il diametro della cupola principale è di m. 22,40 e si eleva a 43 metri nel suo punto centrale. La cupola poggia su quattro semi-archi e quattro pennacchi e tutti questi archi corrispondono a quattro semi-cupole. Gli angoli sostengono quattro cupole di forma più piccola e ci sono delle gallerie che si reggono sui pilastri. Tutti i muri sono cerchiati. Due fontane sono state scavate alla base dei due pilastri all’ingresso. Sui tre lati dell’interno ci sono gallerie che si reggono sui pilastri. Tutti i muri sono coperti da meravigliose porcellane azzurre e verdi che salgono su fino alle finestre superiori. La Moschea Sultanahmet trae il suo nome «Moschea Blu», di notorietà mondiale, dalla qualità luminosa di queste porcellane. C’è una sorprendente luminosità all’Interno del tempio, dovuta alla luce che piove da 260 finestre ma, sfortunatamente, non hanno più l’originale vetro colorato. Fino al diciottesimo secolo, comunque, gli addobbi e le porcellane della Moschea apparvero ancor più splendenti sotto la luce mistica delle finestre originali.
L’architetto della Moschea fu Mehmet Ağa, noto come «Sedefkar» (lavoratore della madreperla). Possiamo leggere la vita di Mehmet Ağa in un libro manoscritto intitolato «Opuscolo di ingegneria», dovuto alla penna di un suo contemporaneo, Cafer Celebi. Secondo questo libro, che oggi si conserva nella Biblioteca del Palazzo Topkapi, egli aveva iniziato la sua carriera come giardiniere presso il Mausoleo del Sultano Solimano. Più tardi fu addetto al giardino del Palazzo dove cominciò a lavorare la madreperla, arte in cui egli eccelse sin dall’inizio.
Inoltre, fu un musicista di talento e brillò nella conoscenza della matematica e della geometria. Mehmet Ağa entrò a far parte del corpo dei Giannizzeri nel 1562. Dopo una successione di incarichi sempre più importanti, fu designato all’Amministrazione delle Acque. Dopo esser stato promosso da questa posizione, Mehmet Ağa costruì moltissime moschee, fontane e altri edifici. Effettuò lavori di restauro alla Kaaba e divenne uno dei principali architetti del mondo.
Secondo il famoso «Seyyahatname» (nel primo volume, che tratta di Istanbul) del grande viaggiatore turco Evliya Çelebi, a lungo si cercò il luogo adatto per la Moschea Azzurra e si scelse, come l’area migliore, la parte meridionale dell’Ippodromo, sia per la sua vicinanza al Palazzo che per la superficie larga e piatta. L’area era anche vicina alla sua rivale, Santa Sofia, e dominava il mare. Il Sultano versò trentamila talenti d’oro del suo tesoro alla proprietaria del terreno, Ayse Sultan, che pur era imparentata alla Dinastia.
Il momento prescelto per deporre le pietre angolari fu un giorno pieno di sole ma freddo del gennaio 1609. L’architetto capo, Mehmet Aga, aveva stabilito i punti dei principali pilastri, nicchie e del cortile dopo aver misurato l’area con un regolo in una mano e con un rosario d’ambra nell’altra. Furono radunati tutti i funzionari dello Stato; in un punto elevato venne disposta una piattaforma per il Sultano e su di essa venne deposto il trono. Il giovane Sultano Ahmet I giunse dal Palazzo con una pelle di zibellino che gli scendeva dalle spalle. Lo Sheikhulislam, gli alti funzionari della magistratura musulmana, il Gran Visir, i Visir e i governatori, tutti aiutarono a deporre le prime fondamenta. Alla fine, il Sultano si avvicinò ad esse indossando il magnifico copricapo («kavuk») con la tiara che rappresentara piede di Mohammed. La falda del suo manto di zibellino era piena di pietre e terra. Non appena il sole sfavillò sul suo «kavuk» incrostato di diamanti, prese a versare la malta di pietre e terra nella fondazione dedicandole le famose parole; «Oh Allah! E’ il servizio di Ahmet, tuo credente. Accettalo!».
Nei corso degli anni che seguirono questa cerimonia, il giovane Sultano Ahmet, che era molto ansioso di vedere la Moschea completata, visitava il cantiere ogni venerdì e aiutava gli operai nei loro compiti. Il suo ideale era di rendere la Moschea Azzurra più grande di Santa Sofia, che stava lì accanto, affinché fosse un perenne ricordo della grandiosità dell’impresa.
La Moschea, quando fu completata nel 1616, apparve davvero un capolavoro degno di grandezza. 21.043 pezzi di preziose porcellane, ognuno del costo di 13 «akce», ricoprivano le pareti. Il marmo scolpito del pulpito era una grande opera d’arte. Tappeti di seta abbellivano i pavimenti e centinaia di candelabri di cristallo scendevano dal soffitto. Il Sultano aveva ordinato di mettere nella Moschea i candelabri ingioiellati del suo tesoro. Dentro alle nicchie della finestra più bassa furono poste centinaia di Corani decorati in oro e altri in acquerelli. 1181 talenti d’oro e 2.944 «akce» furono spesi dal tesoro del Sultano per la costruzione della Moschea. Si aggiunga il fatto che i giannizzeri e i cavalieri avevano lavorato senza compenso: mentre un gruppo lavorava, l’altro riposava e il giorno seguente si sostituivano. Anche i funzionari di Stato avevano fatto molti doni per l’arredo della Moschea. Inoltre il Sultano inaugurò diverse pie fondazioni intorno alla Moschea come ospedali, scuole e ospizi. Con il passare degli anni, tuttavia, la maggior parte di esse sono state chiuse a causa di incendi o per mancanza di fondi.
Durante la sua esistenza, la Moschea ha visto molte ribellioni turbare la sua pace mistica e il suo silenzio. Infatti, il Sultano Mahmut II, una delle figure di maggiore rilievo nella storia ottomana, proclamò per decreto lo scioglimento del corpo dei giannizzeri della Moschea Blu nel 1826. Oggi questo tempio di Sultanahmet resta come una testimonianza del glorioso passato della nazione turca.