Chiesa di Sant’Antonio di Padova (Istanbul)-Migliore Guida

Al numero 327 di questa stessa via, chiusa da una grande cancellata e nascosta alla vista da due palazzi in stile neo­rinascimentale italiano, si eleva la grande e bella chiesa di Sant’Antonio, vanto degli italiani e giustamente anche dei Tur­chi, dai momento che ne permisero la costruzione con «fir­mano» del Sultano Abdul Hamid Khan II.

Il turista frettoloso se non ha potuto certamente accorgersi della presenza della Chiesa cattolica di Santa Maria in Dra- peris, poco dopo il Consolato russo, quanto meno dovrà ammirare la grandiosità e l’imponenza della chiesa di Sant’­Antonio.

La chiesa con il convento sono eredità diretta dell’antico e glorioso San Francesco di Galata, distrutto dall’incendio, in maniera totale nel lontano 1696.

I Figli di San Francesco, presenti in Istanbul fin dal 1219, concentrarono allora le loro cure su una cappellina in legno dedicata alla devozione del Santo di Padova, cappella che era ubicata un centinaio di metri prima dell’attuale. Quando la municipalità volle allargare la strada, allora i frati chiesero l’autorizzazione di costruire una chiesa che fosse veramente bella e grande (e per la verità ci riuscirono, perchè essa è in effetti la maggiore in tutta la Turchia).

Così, posata la prima pietra dell’attuale costruzione nei 23 agosto 1906, la consacrazione fu del 16 novembre 1913.

La chiesa, in mattoni rossi, si presenta in stile neo-gotico, ed è coronata da un campaniletto da dove le quattro cam­pane suonano a distesa durante i giorni di festa.

Sulle lunette delle tre porte, tre graziosi mosaici di fat­tura veneziana, danno una nota di colore all’austera facciata. Soggetto dei mosaici : ai centro, la Vergine tra san Francesco e sant’Antonio, a sinistra Carità di Sant’Antonio, a destra il Santo conversa con il Bambino Gesù.

L’interno della chiesa, immersa nella penombra, non na­sconde pregevoli opere artistiche, se si eccettuano dei quadri disposti in semicerchio nell’abside, trai i quali campeggia quel­lo della Madonna Immacolata del frate-pittore siciliano del XIX secolo. Ma la quiete del luogo sacro vi potrà rincuorare, facendovi correre con il pensiero alle grandi chiese gotiche dalle quali una seppur debole eco giunge fino a qui.

 

Durante la sosta inoltre, potrà sprigionarsi un’armonia d’organo, voluta dalla mano di qualche artista autodidatta; la chiesa infatti è dotata di uno stupendo organo a tre tastiere, elettro-meccanico, della ditta Mascioni-ltalia che campeggia disopra del portone centrale.

 

Mappe

 

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